00220068Di: Ilaria Lombardo

Vannino Chiti ci spera ancora. Il senatore dissidente aveva accolto le aperture di Matteo Renzi sul nodo del Senato elettivo come un buon segno. Poi, però, è arrivata la gelata di Ettore Rosato.

Senatore, anche Renzi ha precisato: niente scambi tra Italicum e Senato. «Avevo letto che era d’accordo a modificare la riforma costituzionale, nello specifico l’articolo 2 che riguarda l’elezione del Senato. Dovrebbe decidersi, e sarebbe preferibile ce lo comunichi non attraverso i giornali. Detto questo, non leghiamo il voto sul Senato all’esigenza di approvare l’Italicum: il confronto sull’elettività non è una concessione ma una necessità, dato che alla Camera c’è stata una modifica del testo».

Rosato la contesta: dice che l’articolo 2 è immodificabile, e lo sostiene anche il costituzionalista d’area Stefano Ceccanti, per il quale se si tocca quel punto bisognerebbe ripartire da zero. «Il testo è stato emendato a Montecitorio. È cambiata una preposizione che trasforma il senso sul modello elettivo dei senatori. È una modifica sostanziale, non formale».

Lei parla già della riforma costituzionale, ma c’è ancora l’Italicum da votare. «Approvato l’Italicum, la legge costituzionale è l’unico modo per ribilanciarlo e trovare quell’equilibrio che abbiamo smarrito in tutti questi mesi. Non capirlo è stato uno dei più grandi errori della minoranza».

Cioè? «I deputati Pd all’inizio si sono battuti per separare la legge elettorale dalla riforma del bicameralismo, mentre noi al Senato sostenevamo che erano facce della stessa medaglia. Oggi ci danno ragione: è il combinato disposto che rinforza il ruolo del premier e rende necessario un Senato con funzioni non marginali».

Altri errori della minoranza? «Le preferenze: ci siamo fatti trascinare in un dibattito che non ci appartiene. Tanta gente che guarda a noi in giro per l’Italia mi ha chiesto: “ma che c’entriamo noi con le preferenze?”».

A questo punto, cosa propone a Renzi sul Senato? «Di votare un listino di senatori contestualmente alle elezioni regionali: Renzi era d’accordo. È un’opzione, ce ne sono altre: il modello francese, quello tedesco del Bundesrat. Il Senato, poi, deve avere le sue competenze: senza dare la fiducia, resti centrale su temi come la libertà religiosa, leggi etiche, diritti delle minoranze».

E se non accolgono nemmeno queste modifiche, vi spaccherete? «Sono d’accordo con Bersani: il Pd è casa nostra, la casa dei riformisti di sinistra. Non riuscire a tenerla in piedi sarebbe una sconfitta per tutti».