Domenica scorsa a Tunisi si è svolta una grande manifestazione contro il terrorismo: è stata la risposta di popolo all’attacco al museo del Bardo, nel quale morirono 23 persone, tra cui 4 italiani. Vi hanno preso parte almeno 70 mila persone, in piazza per lanciare un messaggio forte: «i terroristi non sono la Tunisia». Erano presenti anche rappresentanti istituzionali di diversi paesi europei, tra cui il premier Renzi, il presidente francese Hollande, l’Alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza dell’Ue Federica Mogherini, la presidente della Camera Laura Boldrini. In questa occasione l’Europa ha fatto sentire la sua presenza: non solo una solidarietà, ma l’impegno unitario contro il terrorismo.
Proprio in Tunisia, alla fine del 2010, iniziò la stagione delle “primavere arabe”. La protesta drammatica di un venditore ambulante che si dette fuoco aprì la strada a una rivolta popolare. Cadde il regime di Ben Ali, il movimento per la libertà e la democrazia varcò i confini e si estese a gran parte del mondo arabo nella riva sud del Mediterraneo. I giovani e le donne sono stati ovunque in prima fila. Ad oggi la Tunisia, con il Marocco e in parte la Giordania, è il riferimento di una speranza: la costruzione autonoma e originale della democrazia.
La manifestazione di domenica dimostra che è possibile: la Tunisia sta consolidando al suo interno i valori che animarono la “rivoluzione dei gelsomini”. La sua Costituzione riconosce diritti che sono fondamentali non per l’Occidente o il mondo islamico, ma per l’umanità. La comunità internazionale deve trarne un definitivo insegnamento: la democrazia non si esporta. Se ne può favorire la nascita ed il rafforzamento promuovendo il dialogo, l’affermazione della laicità, che garantisce i diritti dei cittadini, credenti o non credenti, il pluralismo di fedi e culture, uno sviluppo sostenibile, la giustizia sociale e l’uguaglianza. È la non violenza che deve affermarsi per ognuno di noi, ovunque viva e quale che sia il colore della pelle: all’interno delle nazioni e nei rapporti tra i popoli. Così l’Unione europea potrà contribuire alla stabilità e alla pace, in Libia, Egitto, Siria, ovunque.
È su questa forza delle idee, non su quella delle armi, che si può costruire un futuro degno, quello che mi piace chiamare “nuovo umanesimo”.
Ps: agli amici del blog vanni i miei sinceri auguri per la Pasqua.