00220068Don Renzo Aiardi, parroco di Casalguidi, “rifiutato” due volte al Polo scolastico
di Michela Monti.

Pistoia, 15 marzo 2015 –  «Ci dispiace, a scuola, la benedizione pasquale non la vogliamo». Si è sentito rispondere più o meno così don Renzo Aiardi, parroco di Casalguidi quando, nel periodo quaresimale, sia due anni fa che lo scorso anno, ha contattato la dirigenza del polo scolastico «Ilaria Alpi» a pochi passi dalla parrocchia, per incontrare la comunità scolastica e portare, solo a chi desiderava, un pò di acqua santa. A quanto pare la scelta di non procedere più con la tradizionale benedizione è stata del consiglio di istituto formato dal dirigente scolastico Lucia Maffei e da una rappresentanza di docenti, genitori e personale Ata. Al parroco è stato spiegato che evitare il rito cattolico rappresenta una forma di rispetto verso gli alunni che praticano altre religioni. Eppure, quando nel lontano dicembre 2012, la nuova struttura scolastica venne aperta al pubblico don Renzo Aiardi fu chiamato proprio a portare quella stessa benedizione della chiesa che oggi la scuola non vuole più.

«Ci sono rimasto male – spiega il parroco –. Non è per il simbolo religioso quanto per la mancata occasione di far stare tutti insieme i bambini. Proprio nelle scuole i ragazzi dovrebbero essere educati a rispettare credi diversi e non a lasciarli fuori dalla porta perchè è meglio fare in questo modo». A dire che così non va bene è anche il consigliere comunale Federico Gorbi. «Giusto rispettare la sensibilità di ciascuno, ma chi rispetta quella di noi cristiani? Oppure la presenza di qualche alunno di religione diversa è solo un comodo paravento di qualche laicista ? – tuona Gorbi in una nota – Se la scelta fosse dovuta alla ormai crescente presenza multietnica e multireligiosa delle nostre scuole, ritengo che tutti abbiano gli stessi diritti: come per mussulmani viene studiato un menù rispettoso delle regole imposte dal Corano, altrettanto chiedo che vi sia la medesima attenzione verso i riti cristiani. Se invece la volontà scaturita dal consiglio di istituto si ispira alla laicità, vorrei sommessamente ricordare che la laicità, come ricorda la Corte costituzionale, è un valore in positivo che non richiede di forzare la vita pubblica in una grigia neutralità».

La dichiarazione del sen. Chiti:

”Naturalmente gli istituti scolastici sono autonomi e niente deve essere imposto. Tuttavia quello accade a Casalguidi mi appare sorprendente e sbagliato. Avere rispetto nei confronti di tutti i ragazzi e delle famiglie, quale che sia la loro fede religiosa o la non adesione ad una fede, è giusto; impedire che un parroco vada a dare la sua benedizione e a parlare della Pasqua non è un segno di laicità ma di chiusura. Una antica radice ideologica interpreta la laicità come assenza di valori, indifferenza, visione delle religioni come fatto privato, da tenere nascosto nel riserbo dei cuori. È una visione arcaica della laicità che risale al 1700-1800.
Dobbiamo andare oltre: la laicità è riconoscimento di un pluralismo di fedi e di culture; si fonda sull’integrazione, non sull’esclusione. Si basa su dialogo e su valori comuni per credenti e non credenti.
Se una maggioranza di ragazzi o di famiglie si vede vietata la professione della propria fede, anziché essere formata alla presenza anche delle altre, è la nostra convivenza, oggi sfidata da una pluralità di etnie e culture, ad essere resa ancora più fragile e difficile. Se c’è una cosa che a mio giudizio la scuola deve saper fare è quella di non praticare l’analfabetismo religioso, altrettanto pericoloso di quello culturale e letterario. Deve far conoscere e rispettare le religioni, così come altre visioni del mondo. Dubito che vi si riesca con i divieti, ancorché ripetuti”.