Una manifestazione importante, portatrice di un possibile messaggio di speranza, è stata oscurata e rovinata da una minoranza di teppisti che ha dato vita ad una guerriglia nelle strade di Roma. Questo è accaduto sabato scorso in occasione della manifestazione degli ‘Indignati’. Le violenze e le distruzioni avvenute nel corso del pomeriggio sono fatti di assoluta gravità. Alcune migliaia di facinorosi, addestrati e organizzati per la guerriglia, hanno avuto campo libero, nelle strade della Capitale. In questi giorni le forze di polizia – nonostante i continui tagli del governo le stiano mettendo in ginocchio – e la magistratura stanno verificando i fatti accaduti e cercando di individuare i responsabili di questi gesti di violenza. Ma, a tutela delle ragioni e degli obiettivi che in tutto il mondo sostengono il movimento degli “indignati”, è decisivo che queste frange criminali siano espulse. Non hanno né devono avere cittadinanza in esso. Con chiarezza: è stata una sottovalutazione seria non avere sabato isolato i black bloc e impedito loro di entrare nel corteo. Il fenomeno degli ‘Indignati’ non è nato sabato scorso e la loro battaglia non si è esaurita con la manifestazione di Roma. Nello stesso giorno, nelle principali città di tutto il mondo, milioni di persone hanno fatto sentire pacificamente la loro voce. Sono giovani, e non solo, che chiedono non venga loro sottratto il futuro. Si ribellano contro una società che le destre con il neo liberismo hanno reso più ingiusta e egoista. Chiedono un nuovo sviluppo più equo e che l’economia e la finanza non siano al servizio dei privilegi, delle rendite e della speculazione, ma siano uno strumento di progresso per il futuro del mondo.

È una nuova generazione che scende in campo: un bel segnale per le forze che intendono affermare i valori della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà. Questo movimento non intende rassegnarsi ad accettare il mondo così com’è ma vuole lottare, con la non violenza, per realizzare una società migliore. È quanto vogliono fare le forze progressiste.
Ascoltare i bisogni di questi ragazzi è un dovere da parte dei partiti e delle istituzioni. Il compito della politica è quello di rispondere alle istanze provenienti dalla società, non chiudersi in una autoreferenzialità sorda alle grida d’allarme lanciate da chi vive una quotidianità di sofferenza e frustrazione. Abbiamo il dovere di riportare al centro dell’azione pubblica i diritti sociali, la dignità delle persona, l’etica e l’interesse collettivo: abbiamo il compito di contribuire a radicare ogni movimento che voglia cambiare la società sul terreno della non violenza e della legalità.